Correva l’anno 1917, precisamente un Lunedì di metà Ottobre, quando Margaretha fu svegliata di buon mattino nella cella in cui era tenuta prigioniera.

Si vestì con calma, con l’aiuto di due suore e si incamminò verso il destino che era stato scelto per lei.

Presto, quella mattina, sarebbe stata legata ad un palo e fucilata da un plotone di esecuzione.

L’accusa che mosse questa vicenda era di spionaggio.

Fu colpita quattro volte, di cui una direttamente al cuore. Il suo corpo, ormai devastato dalla potenza micidiale dei proiettili fu gettato in una fossa comune e così dimenticato.

Un tempo quel corpo era stato oggetto di sogni proibiti e fantasie da parte di tutta Parigi. Ufficiali, uomini illustri, ma anche donne, vi avevano poggiato lo sguardo grazie all’esuberante sensualità che riusciva a trasmettere attraverso le sue danze. Pochi anni prima Margaretha non era conosciuta con il nome di battesimo, bensì con il suo nome d’arte: Mata Hari.

Il nome le venne dato nel 1905 sulla scena Parigina, dove si era rifugiata dopo un matrimonio disastroso. La bella Mata, che nella lingua malese significa “alba” o “occhi del sole”, cominciò a mantenersi come modella e a prostituirsi per riuscire a guadagnare abbastanza per un pasto.

Fu casualmente, ad una festa, che ebbe modo di sfoggiare il suo talento in tutto il suo splendore.

Cominciò infatti a danzare quella che sembrava essere una danza orientale, come disse lei, ispirata ai movimenti sensuali delle sacerdotesse del dio Shiva. La cosa non finiva qui: le sacerdotesse si spingevano fino a togliersi le vesti in un approccio erotico-amoroso verso il dio stesso. La serata fu un successo, ma fu la sua replica a casa di una popolare cantante che la consacrò nel mondo patinato delle star.

Da qui Mata cominciò a esibirsi anche in diversi teatri, attirando un pubblico maggiore e incrementando il suo successo.

Il suo numero consisteva in un lento e sensuale spogliarello di sete e tessuti trasparenti, fino a rimanere seminuda e ricoperta solo di gioielli orientali. In verità non mostrò mai apertamente i seni, ma questo bastava ad incuriosire gli animi degli spettatori della Belle Epoque.

Fu acclamata dalla critica che la definì “essa stessa la danza” ed ebbe numerosi ammiratori che le chiesero la mano. Purtroppo però l’idillio finì presto: l’affacciarsi del primo conflitto mondiale interruppe tristemente la sua carriera di danzatrice per lanciarla in un mondo completamente diverso e pericoloso.

Durante questi anni l’incertezza scandiva la vita in Europa.

Mata divenne amante del banchiere tedesco Van Der Schalk, che si dice fu il primo ad avviarla alla professione di spia. Inizialmente doveva portare informazioni sull’aeroporto di Contrexeville, in Francia, agli alleati tedeschi per cui faceva la spia sotto il nome di agente H21.

Visti i suoi numerosi amanti di spicco nel mondo della politica e dello spionaggio fu tenuta in osservazione, senza che lei lo sapesse, dal controspionaggio Inglese e Francese che si stava contemporaneamente muovendo per avere informazioni contro i Tedeschi.

Mata Hari

Durante le sue “missioni” però ebbe contatti diretti con il capo del controspionaggio Francese che le propose di entrare nel gioco per aiutare la Francia. Accettò l’offerta, sotto un pagamento di un milione di franchi, una cifra enorme per il tempo.

Da qui cominciò il suo doppio gioco. Spia tedesca e spia francese. I due lati di una realtà opposta ed estremamente pericolosa.

I tedeschi scoprirono ben presto il suo piano e la fecero arrestare in Francia.

Di fronte alle accuse gravissime Mata Hari inizialmente negò ogni cosa, ma quando la pressione cominciò a pesare sulle sue spalle, vuotò il sacco. La sentenza del tribunale la trovò colpevole del reato e fu condannata a morte il 15 Ottobre del 1917.

Fu forse la cieca fiducia nelle sue capacità seduttrici che in ultimo la condannò a un destino nefasto. Forse furono i troppi amanti, personaggi troppo in vista che sapevano molto bene cosa si celava dietro ogni mossa della Nazione. Forse fu una mossa sbagliata, una parola di troppo. Forse fu semplicemente il destino che giocò a sua volta con l’esistenza di Mata.

Una cosa è certa: la sua sensualità rimase un faro abbagliante. Come lei non ci fu nessun’altra. Molte presero ispirazione, ma nessuna riuscì ad eguagliare, nemmeno lontanamente, il suo successo e il suo apprezzamento.

In un momento storico che vedeva ancora la sensualità come un grosso tabù, Mata riuscì a creare qualcosa di iconico che perdura, un’unione tra Oriente e Occidente basata sull’erotismo ai massimi livelli e sulla fiducia nelle proprie capacità. Ancora oggi rimane un’ispirazione, una grande ballerina e performer che ha cambiato la mentalità del proprio tempo.