Partiamo dai fatti scottanti delle ultime settimane.

In America è stata soppressa la roe vs Wade, sentenza della corte suprema che è stata istaurata nel  1973, tutelante il diritto di aborto a livello costituzionale.

Prima di allora, in un tempo remoto e retrogrado, i singoli stati federali disciplinavano il diritto di aborto autonomamente con leggi proprie. In molti stati era considerato reato interrompere una gravidanza, sia per motivi di natura personale, come le scelte dovute alla mancanza di capacità di sostentamento economico, sia in casi di gravidanza indesiderata a seguito di stupro, sia nel caso di gravidanze a rischio di complicanze mediche per il feto o la gestante. 

Basti pensare che solo in tre stati era considerato valido a seguito di stupro o di pericolo di salute per la donna abortire un feto e tutelare sé stesse prima di qualsivoglia “moralità” religiosa o imposizione legislativa.

La sentenza ha cominciato da subito a dividere i due schieramenti “pro-choice” e “pro-life” dando vita a un dibattito piuttosto pacato da una parte e decisamente presuntuoso dall’altra. I sostenitori della vita contro ogni cosa infatti , basandosi prevalentemente su contesti di natura religiosa, si sono sempre opposti in maniera più o meno marcata- e spesso marcata all’estremo- nei confronti della Libertà , da intendersi con la lettera maiuscola, di scegliere se portare a termine una gravidanza o no.

Le loro motivazioni sono retoricamente le stesse: un feto è una vita e come tale va tutelata.

Compiere l’aborto in qualsiasi caso rappresenterebbe uccidere un essere umano e opporsi alle leggi che governano i paesi oltre che a leggi superiori e divine.

La donna ha quindi il compito di portare avanti la gravidanza e di far nascere il bambino indipendentemente da qualsivoglia fattore pre-esistente.

Perché questo rappresenti un problema è evidente.

In un contesto aperto come quello Americano, che per anni è stato il lontano sogno a cui tutti ambivano,  ci si dovrebbe basare sulla libertà come valore fondante dell’esistenza umana. Sebbene si faccia ancora fatica a integrare ogni singolo individuo ( vedi il razzismo imperante) è ancora presente la radicata lotta tra i sessi, pilastro fondante di tutti i conflitti anzitempo della società. 

Essere donna nel 21° secolo rappresenta ancora una fonte di costi e limitazioni che si pensavano abbandonate e superate da tempo.

Generalmente le donne dovrebbero poter avere gli stessi diritti della controparte maschile, ma questa realtà sembra sfuggire ai più, che temono ancora che dare diritti alle donne significhi in qualche modo una virilità minacciata e inevitabilmente, indebolita. 

Ma già il discorso di base è sbagliato: Non c’è nulla da dare, solo da riconoscere e tutelare in quanto esseri viventi.

Non si sa perché degli uomini possano permettersi di decidere e se per questo avere anche un’opinione su questioni di natura anatomicamente femminili, o in generale perché una persona indipendentemente dal sesso biologico o dal genere debba dettare le possibilità di scelta di un’altra, limitandole e sottoponendole a dei vagli critici che non hanno senso di esistere in una società civilizzata. 

Il corpo di una donna, che diventa inevitabilmente un’incubatrice che per nove mesi, cresce e cambia, soffre e si evolve, a volte con gioia, ma a volte anche con dolore e scomodità, dovrebbe essere onorato come fonte di fertilità solo nel caso in cui questa sia desiderata e ricercata. Perché questo rappresenta un punto fondante della realtà dell’essere umano in sé.

La mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro e pertanto io sono padrona delle mie decisioni e del mio spazio vitale, inteso come il mio corpo fisico di carne, dei suoi meccanismi e delle sue funzioni e anche della sua possibilità di riprodursi o meno. 

La donna deve essere libera, contro ogni imposizione, di fruire del suo corpo come meglio crede e questo non è stato possibile per la gran parte della storia dell’umanità. Anzi per tutta. 

Fin dall’antichità il corpo femminile è stato un terreno di battaglia su cui uomini prepotenti hanno deciso le sorti del mondo e donne succubi hanno preteso, con giudizio imperante, la padronanza di ideali e la sottomissione a leggi arcaiche e controproducenti. E forse ciò rappresenta il tradimento più grande. Di fronte a uomini che si preoccupano così intensamente del corpo femminile, ogni donna dovrebbe sostenere la propria amica, sorella, madre, figlia, ad esercitare la sua libertà, mentre è evidente che alcune donne sentano ancora il bisogno, dettato da una società patriarcale e maschilista, di sottolineare come il non avere un diritto sia di fatto un privilegio.

E tutto ciò non fa altro che alimentare un vecchio paradigma dove l’uomo ha il potere e solo le donne “meritevoli” e “superiori” rispetto alle altre possono in qualche modo fruire dei suoi privilegi.

Questo alimenta la lotta uomo-donna e più di tutte, la lotta donna-donna.

Tutto ciò rende il confronto estremamente insensibile di fronte alle esigenze del sesso femminile in particolare modo di quella parte di esso che vuole combattere per la salvaguardia dei propri diritti naturali e inviolabili, che ancora oggi deve stare un passo indietro di fronte a uomini sempre più incattiviti e invidiosi e a donne che a loro volta hanno bisogno di sottolineare la loro superiorità rispetto alle altre e nascondere la loro “inadeguatezza” e insicurezza.

Quest’anno, all’alba del 2022, che sembrerebbe essere decisamente un contesto migliore per stabilire i diritti degli esseri umani e garantire l’inclusività di tutti, la sentenza è stata ribaltata.

Cosa signfiica questo? Che i signoli stati possono scegliere cosa decidere in base ai casi e in generale che le donne hanno di fatto perso il diritto di scelta sul finire o meno le loro gravidanza- indesiderate o non. 

In un mondo in cui l’esistenza umana sembra essere sempre più sulla direzione dell’inclusività, questo rappresenta un evidente passo indietro. 

Dobbiamo costantemente guardarci le spalle. 

Dobbiamo sempre sottolineare come siamo esseri viventi che hanno dei diritti in quanto tali, che devono poter esercitare la propria libertà in un contesto sicuro e sano.

Perché abolire l’aborto significa solo abolire l’aborto in sicurezza.

Significa costringere donne che non hanno i mezzi necessari al sostentamento a provvedere a una situazione indesiderata, che può essere rischiosa per la loro vita, e dover essere vittime della scelta altrui, senza aiuti di nessun tipo.

Significa creare donne deboli, sole, povere, che non possono aspirare a un futuro migliore, che devono essere escluse anche dall’attività più naturale del mondo per paura di un bagaglio inatteso. 

Significa ripopolare il mondo di uomini più controllanti, più potenti e che possono decidere per tutti.

Significa tornare indietro.

E questo non è un bene per nessuno se non per coloro che controllano le scelte altrui imponendo solo le proprie verità.

Sembrerebbe che ogni piccola rivalsa che riusciamo ad ottenere dopo anni di soprusi e ingiustizie debba essere nuovamente soppressa per portare avanti una mentalità vecchia e retrograda che qualche individuo impertinente vuole far prevalere. 

In questo spazio non emerge la natura più profonda e empatica dell’essere umano, che con estrema fatica cerca di riaffiorare in superficie portando un’energia nuova, rinnovata, più leggera e saggia della precedente. 

Di fronte a questo sembra impossibile mantenere la speranza.

Di fronte a questo enorme, gigantesco atto di meschinità e cattiveria c’è da chiedersi se forse anche gli altri stati con personaggi politici alquanto dubbi non comincino a portare avanti queste ideologie dannose e pericolosissime per il benessere di tutti. Fortunatamente l’unione europea sta cercando di mediare a questa situazione e garantire la possibilità di agire secondo il proprio volere nei confronti di una situazione che ha fattezze puramente personali e pertanto private.

Ognuno è libero di scegliere per sé stesso. 

Ed è indice di intelligenza emotiva e rispetto per il prossimo avere fiducia della sua capacità decisionale in merito a questioni di natura personale che interessano solamente lei.