Amedeo ama dipingere.
Amedeo è bravissimo e realizza in una velocità impressionante le sue opere, senza mai ritoccarle una volta terminate.
Amedeo però non è un artista con molti soldi e tanto successo nella Parigi logora di alcol e droghe in cui vive.
Predilige i volti o i nudi di donna che riesce a cristallizzare sulla tela insieme all’essenza stessa delle modelle che posano per lui.
Gli occhi sono allungati, definiti, ma non troppo dettagliati. Modì, così lo chiamano gli amici, si discosta dalla tradizione perfetta di un’arte lirica e romantica.
Per lui il concetto stesso di arte è diverso.
Lui vuole imbrigliare le anime delle proprie muse nella tela e lo fa attraverso la semplicità del disegno.
In quest’arte è bravissimo, forse il migliore di Montparnasse e forse ne è addirittura consapevole.
La sera si reca al solito bar a bere assenzio o qualsiasi tipo di alcol per cercare l’ispirazione.
I borghesi, si sa, non sono in grado di comprendere come un grande artista possa trovare la sua luce per una nuova opera. Giudicano e lo giudicano. Ma ad Amedeo non interessa.
Usa droghe, in continuazione, anche questo è parte del delicato equilibrio che ricerca per la sua arte. Ha anche tante donne diverse, amanti, con cui consuma le notti fredde di Parigi.
Rimane però un volto a colpirlo più di ogni altro.
Si tratta del volto di Jeanne, una giovane ragazza, timida, posata, che ha già fatto da modella per Foujito.
Anche lei è a Montparnasse per dipingere.
Vuole diventare una pittrice e Parigi negli anni ’20 è il posto migliore per essere qualsiasi cosa.
Lei è brava, appassionata e Amedeo la rispetta come artista.
Si apprezzano e si innamorano.
è dolce e intenso stare accanto a Modigliani, poterlo abbracciare e rimanere con lui a combattere la malinconia delle lunghe notti francesi. Però è anche difficile. Modì beve tanto e usa tanta droga e questo lo rende instabile.
Diventa plateale nelle sue sbronze e questo a Jeanne non piace. Non piace nemmeno ai suoi genitori che sono contrari alla coppia.
Però il loro amore è forte, saldo e lei sente di avere bisogno di lui almeno tanto quanto lui ha bisogno di lei.
Presto li attende una bambina, Jeanne anch’essa, che li lieta con la sua presenza.
Sono felici anche se gli affari non sembrano andare per un po’.
Poi ecco che Jeanne è di nuovo incinta.
Sono emozionati all’idea di allargare la loro famiglia e credono che presto le cose si sistemeranno e che Amedeo venderà i suoi quadri e si berrà champagne e si farà festa perché tutto va bene. Va come deve andare.
Ma nel Gennaio del 1920 Amedeo si ammala gravemente. La tubercolosi diventa una meningite che lo porta al delirio. Sdraiato su un letto si sta abbandonando alla morte circondato da bottiglie vuote e scatolette di sardine aperte.
In questo momento sembra fragile, consumato dalla sofferenza. Una eco lontana del grande artista che animava le serate dei Bistrot.
Lo portano in ospedale e Jeanne è spaventata.
Il 24 Gennaio Modì spira. E Jeanne entra nella più totale disperazione.
I genitori la portano via, ma ecco che lei incinta e prossima al parto si sente mancare l’aria.
Quel grande artista che ha avuto come compagno è svanito.
E non importano le scene, i litigi, la sofferenza e probabilmente i molti tradimenti. Lei sente di appartenergli e nemmeno l’amore per la piccola Jeanne e per il bambino che porta in grembo sembrano sufficienti.
Così si butta, dal quinto piano, nel vuoto.
E così Jeanne se ne va.
Per anni i due furono tenuti divisi dalla famiglia di lei che non voleva concedere alla figlia defunta di riposare accanto al caro amato.
Dopo dieci anni i due poterono ricongiungersi, in morte, al cimitero di Pere Lachaise.
E la lapide di Jeanne recita:
“Devoted companion to the extreme sacrifice”