Sotto il sole caldo e intenso, tra l’odore di ulivi e salsedine, mentre il vento accarezza le fronde degli alberi e muove i ciuffi scuri delle chiome ricce, si svolgevano i Δελφικέσ Εορτέσ.

I festival Delfici che prendono il nome dalla celebre cittadina famosa per il suo oracolo, La pizia, furono voluti da Angelos Sikelianos e dalla moglie Eva Palmer, nel lontano 1927.

Il sito archeologico di questa importante città vanta infatti una delle più belle strutture antiche di tutta la Grecia ed è proprio in onore di questa antichità che i due coniugi vollero dar vita alle rovine passate mediante giorni di festa, musiche, danze e tragedie.

A metà maggio di quell’anno venne messa in scena la tragedia del Prometeo Incatenato, opera di Eschilo, facendo accorrere masse di turisti incuriositi dalla bellezza architettonica e dalla cultura antica che nasceva da ogni roccia.

Maschere, costumi, voci echeggiarono nel teatro come nel tempo che fu, animando i cuori e suggellando un ritorno di notevole grandezza.

Lo scopo era riportare in auge i tempi d’oro di Delfi e far conoscere al pubblico la profonda arte che veniva trasmessa in questi luoghi sacri.

E mentre il coro intonava il peana ad Apollo, si poteva guardare uno dei tramonti più belli di tutto il Peloponneso, sentendosi parte di un mondo tanto lontano quanto misterioso, meraviglioso e fragile che ha fondato l’intero assetto della civiltà moderna.