Sulla 54° West- street, tra la 7° e l’8° Avenue di Midtown Manhattan (NY) sorgeva un tempo un insolito teatro, realizzato nei primi del ‘900 e inaugurato nel 1927 come Gallo Opera House.
Al tempo della sua costruzione nessuno sapeva che in una cinquantina di anni sarebbe diventato un punto cardine della movida Newyorkese, centro di feste stravaganti e luogo di ritrovo per i grandi della musica, della moda e del cinema.
Era il 26 Aprile 1977 quando fu inaugurato come una nuova discoteca, con luci stroboscopiche e la promessa di musica fino alle ore piccole del mattino.
Sotto la sapiente guida di Steve Rubell e Ian Schrager venne denominato Studio 54.
Lo studio, organizzato su diversi piani, era una vera e propria discoteca che poteva ospitare diverse centinaia di ospiti.
La politica interna prevedeva la presenza di almeno il 20% di ospiti omosessuali e almeno il 10% di ospiti trans e lesbiche, volendo essere un luogo inclusivo, centro propulsore della rivoluzione sessuale che in quegli anni dilagava negli Stati Uniti.
Per entrare bisognava pagare un salatissimo biglietto, ma non solo. Importante, anzi fondamentale, era il vestiario, chic e d’avanguardia, e l’aspetto fisico. Rubell stesso faceva selezione all’ingresso, tra i numerosi fan stanziati di fronte alle transenne, pronti ad entrare per festeggiare in grande stile.
Come disse lo stesso Andy Warhol ” era una dittatura all’entrata e una democrazia sulla pista da ballo”.
Altra particolarità del locale era la moltitudine di star che partecipavano alle serate a tema, sempre diverse e innovative. Modelle del calibro di Bianca Jagger, artisti come Andy Warhol, personalità della musica e del cinema come Michael Jackson e Robin Williams si mischiavano ai “comuni mortali” in un eclettico assembramento non convenzionale.
Alcol a fiumi e droga erano l’ingrediente vincente delle feste del sabato sera. A ciò si aggiungevano ballerine in topless, camerieri in copri-genitali, sesso libero (orge comprese) ed ogni tipo di evasione alla quotidianità.
Bianca Jagger, il 2 maggio del 1977, per festeggiare il suo trentaduesimo compleanno, entrò nel locale montando un cavallo bianco in un completo di Yves Saint Laurent. Insomma: tutto era concesso!
Vietatissime invece le fotografie e i filmanti dei giornalisti: quello che succedeva all’interno del locale doveva rimanere all’interno del locale.
La movida durò solo 3 anni. Nel Febbraio del 1980 infatti i proprietari vennero accusati di frode fiscale e condannati a 13 mesi di prigione. Inoltre vennero trovate ingenti quantità di droga, prevalentemente cocaina, nel soffitto di alcune stanze, un deposito che veniva garantito per sballare gli ospiti del club.
Il club venne chiuso definitivamente nel 1986, quando ormai le serate erano sprofondate nella noia e nella convenzionalità e gli ospiti illustri avevano cambiato gusti in fatto di feste.
Il sogno del ritrovo senza freno agli eccessi finì presto e miserabilmente lasciando solamente il ricordo lontano delle fatiscenti serate.