Isadora Duncan: la sacerdotessa della danza moderna
“If we seek the real source of the dance, if we go to nature, we find the dance of the future is the dance of the past, the dance of Eternity, and has been and always will be the same.
The movement of waves, of winds, of the Earth is ever the same lasting Harmony”
The Art of Dance, p. 54
Isadora Duncan nasce a San Francisco il 27 maggio 1877. Ultima di quattro figli, cresce in un contesto fortemente artistico voluto dalla mamma Irlandese e dal padre Scozzese che li abbandona quando Isadora ha un paio di anni.
Il padre, un banchiere, era amante della cultura Greca e aveva scritto un poema intitolato “Intaglio: Lines on Beautiful Greek Antique” che Isadora prende a cuore e da cui inizia a conoscere la cultura Greca che diventerà il perno fondante tutta la sua filosofia di vita.
Nel 1899, poco più che ventenne, arriva a Londra con la famiglia. Qui passa le sue giornate al British Museum per i primi quattro mesi di soggiorno. L’appuntamento quotidiano serviva ad alimentare la sua curiosità e la sua ispirazione, nonché la sua mente colta e raffinata per la storia.
Trasferitasi a Parigi qualche anno dopo, si immerge nelle sale del Louvre, dove scopre inestimabili tesori Greci che diventano la salda e principale ispirazione per i suoi movimenti, poi fotografati dal fratello Raymond.
Isadora Duncan, Unknown.
Fondatrice di un movimento artistico a tutti gli effetti, tiene le prime esibizioni in terra natia, dove ottiene scarso successo. In Europa, al contrario, viene apprezzata come una visionaria della danza e portavoce di uno stilema innovativo e unico.
Il suo messaggio voleva essere controcorrente rispetto al rigore accademico che vigeva in quegli anni nel mondo del balletto, contornato da costumi stretti e scarpette da punta.
Isadora utilizza abiti semplici e leggeri, molto simili ai pepli greci e danza a piedi nudi, con i capelli sciolti, un’assoluta novità nel panorama di quegli anni.
Il suo metodo è basato sulla creazione di Danze Libere: improvvisazioni emotive suscitate dalla musica di artisti quali Chopin, Beethoven e Gluck.
Fondamentale il sentimento alla base del movimento e la forza della musica.
Le sue idee nascono in seno alla tradizione antica Greca, per cui lei ha sviluppato con gli anni una totale ossessione.
“To bring to life again, the ancient ideal! I do not mean to say, copy it, imitate it; but to breathe its life, to recreate it in one’s self, with personal inspiration: to start from its beauty and then go toward the future”
The Art of Dance, p.96
Nel 1903 tiene un convegno a Berlino, il tema è la danza del futuro e da molti sarà visto come il Manifesto della Danza Moderna.
Nel 1904 fa una tournée a San Pietroburgo, dove influenza fortemente la compagnia dei Balletti Russi.
Fonda diverse scuole in Europa e in Russia, dove porta avanti il suo metodo basato sulla ricerca del movimento libero e naturale.
Isadora è anche pioniera di una nuova visione della donna. Staccatesi dai corpetti stretti a seguito della prima guerra mondiale, le donne volevano dare spazio alla propria fisicità senza costrizioni di genere. Isadora diviene un punto di riferimento per la rivoluzione di costume di quegli anni e la sua libertà spaziò molto anche nell’ambito del matrimonio, fino ad allora considerato sacro e imperituro.
Isadora infatti si sposa tre volte. Dalla prima relazione con Edward Gordon Graig nasce la figlia Deirdre. Dal secondo matrimonio con Paris Eugene Singer, il fondatore dell’omonima azienda di macchine da cucire, nasce il figlio Patrick.
Nel 1913 però la tragedia la colpisce in maniera dura e inaspettata.
Durante una passeggiata in auto sulla Senna, l’auto che trasportava i figlioletti e la governante si guastò. Il conducente scese per cercare di avviare il motore a manovella, ma dimenticò di inserire il freno a mano e l’auto scivolò nel fiume.
L’anno dopo, da una breve relazione con un Italiano, dà alla luce un terzo figlio, che muore poco dopo il parto.
Presa dalla disperazione per il lutto, Isadora si dà all’alcol e smette di praticare come un tempo.
Gli amici fanno da scudo attorno a lei e se ne prendono cura. In particolare Eleonora Duse, che la ospita a Viareggio per diversi mesi.
Successivamente si sposa una terza volta con il Russo Sergey Esenin, di diciotto anni più giovane, che non parlava una singola parola di inglese. Isadora sapeva poche parole di russo e il matrimonio dura solo 15 mesi a causa del carattere turbolento del compagno, dedito alle scenate a causa dell’abuso di alcol. Esenin la lascia e due anni dopo si suicida.
Con fatica Duncan riprende la forza di danzare e di occuparsi delle sue allieve, chiamate le “Isadorables”, e della sua attività.
La nuova tournée americana è un nuovo fiasco e le vengono mosse pesanti critiche sul suo aspetto fisico, compromesso dall’abuso di alcol e dalla depressione.
Trascorre gli ultimi due anni della sua vita tra Nizza e Parigi.
Il 14 Settembre 1927, Benoit Falchetto, un amico e amante di Isadora, passa a prenderla con la sua Bugatti Type 35 ad un ristorante sulla Promenade Anglais a Nizza.
Isadora indossa una lunga sciarpa a frange che lascia volare libera al vento.
Prima che la macchina parta, saluta gli amici, alcuni dicono con la frase ” Adieu, mes Amis. Je vais à la glorie!”, altri dicono con “Je vais à l’amour!”.
Subito dopo accade l’inverosimile: la sciarpa si impiglia nei raggi della ruota dell’auto, spezzandole l’osso del collo di netto.
La fine tragica di Isadora afflisse tutto il panorama artistico di quegli anni, compresa Gertrude Stein.
Rimane tutt’oggi una delle più grandi artiste del panorama del balletto, una mente vivace, introspettiva, pronta al contatto con la natura e al contatto con il proprio sè. Pioniera di una rivoluzione del movimento che continuerà per tutto il novecento, riportò in auge l’antichità classica conferendole un valore inestimabile.
“The true dance is expression of serenity. it is controlled by the profound rhythm of inner emotion. emotion does not reach the moment of frenzy out of a spurt of action. it broods first, it sleeps like the life in the seed, and it unfolds with a gentle slowness.
The Greek understood the continuing beauty of a movement that mounted, that spread, that ended with a promise of rebirth.
The Dance- it is the rhythm of all that dies in order to live again; it is the eternal rising of the sun.”
The Art of Dance, p.99