Ithell Colquhoun, l’artista tra surrealismo ed occultismo.

Margaret Ithell Colquhoun (Shillong 9.10.1906- Cornovaglia 11.4.1988) nasce da funzionari britannici in Bengala, nell’India Britannica.

In tenera età si trasferisce con i genitori in Inghilterra dove entra nel Chentenham Ladies College e successivamente, nel 1927, alla Slade School of Art di Londra.

Si appassiona di occultismo a 17 anni grazie alla lettura di “Abbey of Thelema” di Aleister Crowley e da questo momento alimenta una ricerca interiore fatta di pratiche esoteriche volte alla conoscenza e alla celebrazione del Femminile Sacro.

Nel 1929 vince lo Slade’s Summer Composition Prize per il suo “Judith Showing the Head of Holofernes” che viene successivamente esposto alla Royal Academy di Londra, un passaggio fondamentale per la sua carriera artistica. In questo periodo Ithell produce molte opere di stampo biblico, con eroine femminili forti e potenti che alcuni credono essere una celebrazione di Artemisia Gentileschi.

Attratta da tutti i tipi di arte, comincia a scrivere, un’abilità che porta avanti parallelamente alla pittura e al disegno, e pubblica il suo primo articolo, “The Prose of Alchemy”, per la Quest Society, nel 1931 .

“Judith Showing the Head of Holofernes”, Ithell Colquhoun, oil on canvas, 1929.

Una tappa essenziale della sua evoluzione pittorica è il suo peregrinaggio in Europa, dove tocca le sponde di Grecia, Corsica, Tenerife e Francia. In questi territori marittimi e opposti all’uggiosa Inghilterra si esercita nella rappresentazione ad acquarello, documentando fedelmente i suoi viaggi e la realtà attorno a sè. La componente umana è totalmente assente nelle sue opere, ma percettibile. I disegni e gli acquarelli, 91 in totale, sono finestre aperte sugli istanti della vita, sulle tracce dell’uomo e dei suoi gesti passati: un letto disfatto, vestiti dismessi, cancelli ed interni popolano il panorama delle sue tele. Ed è proprio con questa produzione che Ithell sfonda con la sua prima mostra alla Cheltenham Art Gallery nel 1936.

“Bed II-Greece”, Ithell Colquhoun, Watercolor and pencil, 1933.

“Gateway”, Ithell Colquhoun, Watercolour and crayon on two sheets of joined paper, 1937.

Ma è a Parigi che la sua strada prende una svolta importante: introdotta al mondo surrealista dei circoli artistici parigini, Ithell si appassiona di questo filone artistico tanto da farlo proprio per tutta la sua vita. Incontra André Breton e Dalì che diventa l’artista che più di tutti riesce a scuoterla e ispirarla.

Nel ’36 partecipa alla International Surrealist Exhibition e qui assiste alla celebre lezione di Dalì in cui, presentatosi vestito con una tuta da immersione, rischia di soffocare. L’esposizione la motiva ulteriormente e comincia a far maturare dentro di lei la consapevolezza che la porta a rielaborare la sua arte da realismo a surrealismo.

I soggetti che dipinge sono piante e fiori, simbolo di fertilità, creatività e sessualità, dove applica strenuamente e con precisione le tecniche apprese.

Innamorata dell’idea surrealista, si unisce al British Surrealist Group nel ’39 e, sempre nello stesso anno, espone con Roland Penrose 14 dipinti a olio e due oggetti alla Mayor Gallery.

Il gruppo surrealista, però, impone l’esclusività e l’artista non può partecipare a nessun altro gruppo, indipendentemente dalla sua natura. Questo limita Ithell che si considera libera e a causa della sua partecipazione ad altri gruppi di stampo occultista, viene espulsa solo un anno dopo.

“Birds of Paradise Flowers”, Ithell Colquhoun, oil on board, c.1936.

“Flowers in a Greenhouse”, Ithell Colquhoun, oil on cavas, 1934.

Ithell non demorde e continua per la sua strada praticando l’arte surrealista a suo modo, sia con le tecniche apprese dai maestri, sia con altre inventate da lei.

Colquhoun infatti utilizza diversi metodi: la decalcomania nell’opera “Gorgone” del 1946; il superautomatismo nell’opera “Curving Forms in skein shapes” del 1948; la stillomanzia nell’opera “Horus” del 1957; il parsemage nell’opera “Sea Mother” del 1950; la grafomania entottica nell’opera “Torn Veil” del 1947 e molte altre.

“Gorgone”, Ithell Colquhoun, oil on board, 1946

“Curving forms in skein shapes”, Ithell Colquhoun, ink, c.1948.

“Horus”, Ithell Colquhoun, ink and wash, c.1957.

“Torn Veil”, Ithell Colquhoun, ink drawing, 1947.

Nel 1943 sposa Toni del Renzo, artista e critico d’arte, che inizialmente aveva recensito una sua mostra. Il matrimonio dura solo quattro anni e si conclude con un aspro divorzio.

Parallelamente all’attività pittorica si dedica alla poesia e alla prosa, che ritiene forme di espressione altrettanto surrealiste.

Durante gli anni ’50 abbandona la pittura. Di questo periodo si contano anni senza una singola produzione.

Nel 1955 pubblica “The Crying of the Wind”, un diario di viaggio; nel 1973 il “Grimore of the entangled Thicket” una raccolta di poesie e disegni ispirato a favole Gallesi pre cristiane, nel 1983 “Osmazone”, un’antologia di prosa e poesia.

Nel 1957 si trasferisce a Paul, in Cornovaglia, dove trascorre i restanti anni della sua vita.

Negli ultimi anni ritorna alle rappresentazioni naturali che continuano a ricalcare il suo mondo interiore. Le tecniche sono le stesse imparate negli anni della gioventù, in particolare la decalcomania, mentre la componente sessuale che contraddistingueva i suoi primi lavori, qui risulta diminuita o totalmente assente. Le composizioni sono semplici ed immediate, come in “A Rose is a Rose is a Rose” del 1980. Anche la tecnica del collage diventa predominante nei suoi lavori. Ne sono un esempio “Cornish Landscape” del 1971 e “Bird of Passage” del 1963.

“A Rose is a Rose is a Rose”, Ithell Colquhoun, Acrylic on board, 1980.

“Birds of Passage”, Ithell Colquhoun, Collage, 1963.

Alla sua morte lascia i diritti delle sue opere all’associazione The Samaritans, il suo lavoro sull’occulto alla Tate e le restanti opere al National Trust.

Nel 2019 Tate compra la partecipazione delle opere del National Trust.

Ithell fu un’artista autodidatta, come disse lei:

“I am teaching myself to carve and to write. Sometimes I copy nature, sometimes imagination: they are equally useful.” 1

Le sue opere nascono nei temi classici del surrealismo: il subconscio, i sogni, la psicanalisi tanto cara agli esponenti di questo movimento, ma si incarnano profondamente in temi come il genere e la sessualità, il Divino Femminile, l’ordine del cosmo, la transizione e la trasformazione così come l’influenza orientale.

Troviamo però anche temi politici come in “Tepid Waters” per la guerra civile spagnola.

Ithell è rimasta per tutta la vita legata al surrealismo e alle sue tradizioni rappresentative. L’occultismo, una parte fondamentale della sua vita, si è articolato perfettamente nelle sue opere dove ha realizzato opere fortemente simboliche e ricche di significato.

È possibile vedere le sue opere nella mostra “Ithell Colquhoun: Between Worlds”, Tate, fino al 5 maggio 2025.

  1. Colquhoun, I. “What do I need to paint a picture?” London Bulletin, No. 17, 15th June 1939. p13 ↩︎

Arte mistica: Hilma Af Klint

Svedese, nata nel lontano 1862. Sin da giovane si interessa di matematica e botanica, ma è la pittura che finirà per coinvolgerla totalmente.

Abilissima nei paesaggi, che le permisero un certo guadagno, rimase tuttavia affascinata ad un altro tipo di arte che la rapì totalmente anche sul piano personale.

Dopo la morte della sorella minore, avvenuta nel 1880, Hilma si avvicinò sempre di più ad una dimensione spirituale che fino ad allora era mancata nella sua realtà.

Cominciò a interessarsi ad astrazione e simbolismo soprattutto a seguito del suo coinvolgimento nello spiritismo, tanto in voga al periodo.

Si avvicinò alla teosofia di Madame Blavatsky, alla filosofia di Christian Rosenkreutz e infine conobbe l’illustre Rudolf Steiner, fondatore della società antroposofica.

Influenzata da questi studi, incominciò a sperimentare nella sua arte la dimensione spirituale, filosofica ed esoterica che al tempo influenzò artisti di alto calibro come lo stesso Kandinsky.

Durante la stesura dei suoi lavori, la Klint si reputava un tramite attraverso cui poteva essere materializzato il volere di una coscienza superiore.

Durante la sua permanenza all’accademia delle belle arti, conobbe e strinse amicizia con Anna Cassel, una delle quattro donne con cui formò un solido gruppo chiamato “le cinque”. Queste, attive dal 1896 al 1908, si dedicarono a registrare messaggi da entità superiori in stati di trance usando la tecnica della scrittura automatica per tramandare i loro messaggi.

Questa esperienza influenzò moltissimo la sua produzione.

Estremamente prolifica nella sua arte, nel suo testamento lasciò l’istruzione di pubblicare i suoi lavori spirituali solo vent’anni dopo la sua morte, in quanto non credeva che il mondo fosse pronto a comprenderli.

Per vedere alcune delle sue opere è necessario collegarsi al sito della fondazione responsabile dei diritti d’autore dell’artista che riporta alcune immagini dei più bei dipinti da lei realizzati.

Hilma af Klint, The swan, No 1, 1915

Ad oggi rimane una delle più illustri pittrici simboliste dei primi del novecento.

Nelle sue opere si può notare la ricercatezza delle forme, mai banali, sempre cariche di significato e dei colori, vivaci, vivi, preludio a un mondo immaginario – o forse reale- che spazia dal simbolico all’esoterico con una bellezza non indifferente, carica di significato catartico.

Per ammirare queste straordinarie opere è necessario osservarle senza porre l’accento sulle loro contraddizioni interne, fatte da ripetizioni, sovrapposizioni, linee e ghirigori che incontrando lo spettatore non esperto parrebbero essere realizzate da una mano infantile.

Hilma af Klint, Altar piece, Group X, 1907

Il suo sapiente uso del colore è caratterizzato da un forte simbolismo interno: il giallo sta a significare l’aspetto maschile, il blu lo spirito femminile, il rosso l’amore spirituale e fisico.

Hilma af Klint, Primordial Chaos, No 16, 1906-1907
Hilma af Klint, Svanen, No 17, 1915

Per comprendere appieno i suoi lavori si può usare uno sguardo intellettivo piuttosto razionalista, oppure, come forse era lo stesso volere dell’artista, lasciare che questi ti parlino senza porre alcun freno al messaggio che intendono porti.

Hilma af Klint fu una visionaria del tempo, piuttosto avanti rispetto alla società in cui si trovava.

Ossessionata dalla necessità di conoscenza e comprensione di ciò che la circondava, rimarrà per sempre un’innovatrice, una matriarca dell’arte.