Poesia di un’estate surrealista
Mougins, Costa Azzurra, 1937.
è facile immaginarsi quell’estate. Con un po’ di fantasia si riesce perfino a sentire le risate e le chiacchiere delle persone. Fa caldo sulla costa francese. All’hotel Vaste Horizon, una modesta pensioncina, alloggiano alcuni amici che fanno baccano e si danno principalmente al bere e alle risate. Da fuori potrebbe sembrare un quadretto qualunque, in realtà il gruppo è formato da alcuni degli artisti più illustri del ‘900.
Nelle fotografie in bianco e nero possiamo scorgere Pablo Picasso accompagnato da Dora Marr, Rolan Penrose con la bellissima compagna Lee Miller, Man Ray, Paul Eluard e sua moglie Nusch.
In questo contesto festoso e surrealista sboccia l’amore tra lo stesso Pablo e Dora, ex amante di Bataille, con cui ebbe per anni una relazione malata e tossica, fatta di tradimenti continui, fughe d’amore e sadomasochismo.
Dora, sedotta e abbandonata, conobbe Pablo in un cafè parigino. La giovane, al tempo 28enne, stava cercando di colpire gli spazi tra le dita ben aperte sul tavolo con un coltello. Era incurante e impassibile di fronte a ogni ferita che poteva provocarle la lama. Picasso, affascinato da questo insolito gioco, si avvicinò e le chiese in dono i suoi guanti, che poi appese in casa sua come un preziosissimo cimelio d’arte. Da lì in avanti i due rimasero in contatto e proprio sulle Costa Azzurra diventarono amanti. Lei era molto bella, e a dire di Picasso, anche insolitamente alta per una giovane donna. La relazione durò dieci anni, un lungo periodo in cui lo stesso Pablo ebbe moltissime altre amanti, giovani e vecchie, ma rimase fedele sotto certi aspetti a quella che considerava essere la sua musa.
Lei lo fotografò numerose volte, arte che affinò dalla frequentazione dello studio di Man Ray, mentre lui la dipinse in diverse opere. Picasso però non era un uomo semplice. Con alle spalle un divorzio spinoso e due figli, avuti da due donne differenti, una schiera troppo numerosa di amanti, si sentiva un dio nella sua arte. L’unico dio. Nessuno poteva eguagliarlo.
Lei, artista della fotografia, non voleva in nessun modo competere con il suo talento, ma Picasso la costrinse ad abbandonare la sua arte per dedicarsi alla pittura, sicuro di umiliarla per bravura e stile. Inutile dire che questa relazione finì tragicamente, con Dora sull’orlo di un esaurimento nervoso per via delle cattiverie narcisiste e imposizioni di Pablo.
Lee, che da poco aveva intrapreso una relazione con il curatore d’arte Rolan, aveva posato per Man Ray in numerose occasioni e ne era stata per anni l’amante. La sua bellezza le aveva garantito un lavoro da modella per Vogue nel 1929, carriera che era finita a causa di una scandalosissima pubblicità per assorbenti a cui aveva prestato il volto. La cosa non sembrava dispiacerle troppo, dal momento che era più interessata a stare dietro l’obiettivo piuttosto che esserne ritratta. Da qui avviò una carriera come reporter che durante la II guerra mondiale la vide impegnata a documentarne le atrocità.
Sempre fedele al surrealismo all’interno dei suoi scatti, imparò la tecnica da Man Ray, spesso sollevandolo da lavori di natura più femminile. Fu così brava nell’imparare dal maestro che le tecniche utilizzate rendono difficile ancora oggi identificare l’autore di uno scatto.
Man Ray, del canto suo, era giunto in Costa Azzurra con il suo nuovo interesse, una ballerina di nome Adrienne Fidelin.
I rapporti tra lui e Lee erano buoni e amicali e se la cosa ci pare strana basti ricordare che nel contesto surrealista del tempo le amanti venivano scambiate volentieri tra amici e i rapporti amorosi piuttosto che intimi erano materiale energetico per le arti.
Affascinato dalla luce celeste della costa e dalla situazione che si era creata tra i partecipanti della vacanza, scattò numerose foto, ispirandosi principalmente alle figure femminili che rappresentavano delle muse moderne, delle ninfe capaci di rapire le attenzioni di ogni uomo con i loro seni nudi e abbronzati e i capelli al vento.
In questo contesto festoso e decadente sono sicuramente nati dei capolavori. Per esempio Picasso cominciò a formulare la sua opera più celebre: Il Guernica. Man Ray e i Penrose invece realizzarono dei reportage fotografici di un’intensa bellezza che ancora oggi ci rendono possibile immergerci in questa realtà magica ed eterea, fatta di sale, mare, sole, arte, alcol e sesso.
Un connubio così azzeccato non sarà più possibile per i nostri artisti e generalmente la spensieratezza con cui vissero questa estate potrà riemergere solo a cavallo degli anni ’60. Alle porte di una tragedia mondiale, poco prima del terrore e della disperazione, quell’estate rappresentò il fulcro e l’apice della vita stessa. Un sogno lontano, che noi moderni non possiamo rivivere se non attraverso l’immaginazione.
Per vedere tutte le fotografie di quella estate: