House (1977)- L’orrore comico
Nel periodo della sperimentazione cinematografica degli anni ’70 abbiamo avuto diverse produzioni rilevanti e meravigliose. Ad occidente, come a oriente, ci si stava affacciando su nuove metodologie d’avanguardia e interessi diversificati nella produzione cinematografica.
In America c’era David Lynch, ancora oggi regista di estremo talento e grande capacità visionaria che ha realizzato film fuori dal comune, sia per la trama che per le immagini.
Sul filone di questa novità in ambito cinematografico, il Giappone rispose con un altrettanto talentoso e eccentrico artista.
Era il 1977 quando uscì House, un film realizzato dall’allora emergente regista Nobuhiko Obayashi.
Fino ad allora Obayashi si era occupato esclusivamente di spot pubblicitari di vario calibro, pur avendo studiato cinema e avendo appreso tecniche innovative che furono il pilone portante dei suoi lavori successivi.
Il film, capolavoro trash tra il comico e l’horror, vede protagoniste 7 ragazzine durante le vacanze estive e una casa infestata.
La trama, piuttosto semplice, come i nomi delle ragazze che corrispondono alle loro caratteristiche portanti, è imbevuta di bellezze del genere e di scene alquanto particolari che hanno reso il film un cult per diverse generazioni.
Le idee, innovative e mai banali (vedi micetti assassini), riescono a strappare un misto di orrore e sdegno, ma alimentano l’eclettismo ricercato con inquadrature nuove e elementi iconici. Le atmosfere oniriche e idilliache vi coinvolgeranno, così come la colonna sonora e le continue grida delle povere sventurate mandate al macello.
La particolarità più rilevante rimane però la tecnica fotografica che viene usata in maniera inusuale, ma che non sfocia mai in qualunquismi convenzionali e preconfezionati. Il film merita, non tanto per la trama, quanto proprio per l’idea che sta alla base della sua realizzazione. Guardare per credere!