Come Zelda Wynn Valdes ridefinì la moda

Pensando a Playboy la prima cosa che ci viene in mente sono i costumi succinti delle sue famose “Bunnies”. In pochi sanno che dietro a quei costumi che ancora oggi – volenti o nolenti- rappresentano un elemento di sensualità c’era la mano esperta di una sarta e stilista nera.

Zalda Wynn Valdes era la primogenita di sette figli.

Cresciuta a Chambersburg, Pennsylvania imparò a cucire osservando la sarta della nonna durante le sue interminabili ore di lavoro. Un tempo i vestiti non erano prodotti industrialmente, ma venivano cuciti su misura e per questo motivo era facile imbattersi nell’arte del cucito che era insegnata ad ogni giovane ragazza.

Zelda al lavoro

La prima occasione che la vide protagonista della realizzazione di un vestito fu quando sua nonna le chiese aiuto. Nonostante sembrasse alquanto improbabile che la giovane riuscisse a realizzare qualcosa su misura per la nonna giunonica, Zelda ci riuscì egregiamente realizzando un abito perfetto.

Terminata la scuola nel 1923 andò dritta a lavorare presso il negozio di sartoria dello zio, a White Plains (NY).

Fu solamente nel 1948 che riuscì ad aprire la sua boutique, “Chez Zelda”, dove realizzava abiti di tutte le misure per la sua clientela. Situato a Broadway, fu il primo negozio di una donna nera a comparire sulle strade di Manhattan.

Ella Fitzgerald in un abito di Zelda

Joyce Bryant in un abito di Zelda

La sua arte era studiata e raffinata dall’occhio attento e da una mano precisa, nonchè dalla sua interminabile creatività ed eccentricità.

I suoi vestiti erano fatti per abbracciare le curve delle donne in modo tale che potesse emergere l’elemento sensuale, senza mai cadere nel cattivo gusto, per mantenere classe e portamento.

Tra le sue famosissime clienti vi erano Josephine Baker, Diahann Carroll, Marlene Dietrich e Mae West.

I suoi vestiti, rigorosamente realizzati sulle misure esatte delle singole personalità, avevano un costo di circa 1000 dollari al pezzo.

Pagati a peso d’oro per gli anni di cui stiamo parlando, erano però dei capolavori di sartoria difficilmente riproducibili al giorno d’oggi e totalmente esclusivi.

Famoso è l’abito che accompagnò all’altare Maria Ellington nel 1948, il “blue ice”.

L’abito “blue ice” di Zelda

Zelda posa di fronte a una sua creazione

Joyce Briant in un abito di Zelda

La sua abilità però non stava solo nel realizzare abiti meravigliosi per la gente bene newyorkese, ma si concretizzava anche nella realizzazione di costumi di scena per vari artisti.

La stilista definì il look di Joyce Bryant, cantante famosissima al tempo, che però non aveva un look sufficientemente prestante alle sue performance.

L’abile attenzione di Zelda le permise di indossare abiti che potessero lasciare scoperte le spalle e conferirle un’aura di sensualità facendo emergere la sua figura a clessidra, cosa che la fece decollare tra l’olimpo dei grandi della musica.

Anche Hugh Hefner apprezzò le sue linee.

Le venne infatti commissionata la realizzazione dei costumi delle conigliette di Playboy.

La divisa, ancora oggi nota, consisteva in un corpetto colorato, piuttosto tagliato sui fianchi in modo da allungare le gambe delle modelle, una coda da coniglietto, un paio di orecchie, polsini, un collare e un papillon. Il taglio sartoriale prevedeva una cucitura sotto al seno, in modo da valorizzare ancora una volta le forme.

Le conigliette di Playboy

Joyce Bryant in Zelda

Joyce Bryant in Zelda

Joyce Bryant in Zelda

Joyce Bryant in una creazione di Zelda

Dal 1970 fino alla sua morte, Zelda si occupò di lavorare per il teatro. Fu la chiamata di Arthur Mitchell, primo ballerino (e primo ballerino nero con questo ruolo) della compagnia del New York Ballet, che la convinse. A Mitchell serviva una costumista di scena per realizzare qualcosa di grandioso per la nuova compagnia che stava creando.

Grazie a questa nuova possibilità Zelda potè confrontarsi anche con il mondo della danza.

Celeberrimo è il suo approccio ai costumi di scena. Fino ad allora le ballerine usavano esclusivamente la calzamaglia rosata durante le loro esibizioni. La Valdes, reduce da una vita all’insegna del razzismo imperante, decise di realizzare delle calze che fossero in tinta con l’incarnato delle singole ballerine, in modo da rendere la rappresentazione più vera e al tempo stesso più inclusiva di ogni provenienza e etnia.

Costumi di scena realizzati da Zelda

La sua vita fu una serie di successi inaspettati per il tempo. La sua arte aprì le porte a numerose altre stiliste di colore, che trovarono in lei il punto di forza e l’ispirazione per un futuro migliore.

Come disse in un’intervista:

” I just had a God-given talent for making people beautiful”

E fu senz’altro così.